La commissione Liturgia è
un'insieme di persone che, guidate dal sacerdote, coordina le celebrazioni
liturgiche, si forma allo spirito della liturgia, secondo i dettami del
Concilio Ecumenico Vaticano II (SC 42). E' una struttura di comunione per la
preparazione e la realizzazione delle celebrazioni: è dunque indispensabile che
in essa convergano i rappresentanti di coloro che in prima persona sono
impegnati nell'animazione liturgica e cioè: sacerdote, lettori, cantori,
ministranti, ministri straordinari della comunione eucaristica, sacristi,
catechisti, priori delle confraternite, persone che preparano la chiesa,
inoltre caritas e missioni. Anche nella nostra comunità si è sentita l'esigenza
di ricostituire tale commissione (Consiglio Pastorale 8/02/2013) per superare
le difficoltà lamentate da quanti desiderano impegnarsi al servizio della
liturgia che faticano a comunicare e a collaborare all'interno della comunità:
tale fatica è certamente dovuta a problemi umani di relazione, nei quali tutti
siamo quotidianamente implicati, ma non di rado ha la sua radice in modi
diversi di pensare e di vivere la celebrazione liturgica. Per questo motivo,
riflettere sull'importanza e sui compiti di una commissione liturgica all'interno
della comunità cristiana, obbliga a verificarsi permanentemente sul cammino
della riforma liturgica, alla luce dei più recenti riferimenti magisteriali,
nell'obbiettivo di ricentrare dove occorre, di migliorare e potenziare dove si
è carenti, di formare per coinvolgere. Perchè
una commissione liturgica? La domanda non è oziosa e deve subito sgomberare il campo da un equivoco di fondo, che ragiona più o meno così: la commissione è necessaria perché la liturgia non sia solo un affare del clero ma di tutti. Il rischio di questo modo di ragionare, è quello di cedere ad una visione "democratica" della liturgia, dove nel nome della partecipazione attiva del popolo di Dio si consegna la formula della liturgia alle opinioni dei singoli e alle sensibilità di qualcuno. Ora non si tratta di confrontarsi per accontentare tutti, ma di misurarsi perché la liturgia sia quello che è chiamata ad essere: celebrazione della Chiesa, nella quale traspare la presenza e l'azione di Dio. La celebrazione liturgica non è dunque un "affare di preti", ma neppure un terreno di conquista e di potere da parte dei laici. L'impegno di alcuni per favorire la partecipazione di tutti alla celebrazione, non è dunque motivato da semplici questioni organizzative, pur necessarie, ma da un'esigenza teologica fondamentale: che la celebrazione sia di tutti e per tutti, e soprattutto della Chiesa e di Dio che ci rende presenti all'unico protagonista che è il Signore. |